19 Marzo 1478, Giovedì Santo
Il Duca Ercole I d'Este si trova nella sala grande del suo palazzo, dove sono stati allestiti tavoli per cento cittadini ferraresi indigenti, ai quali, a spese del duca, vengono serviti "𝑠𝑝𝑙𝑒𝑛𝑑𝑖𝑑𝑖𝑠𝑠𝑖𝑚𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑣𝑖𝑣𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖," e 𝑚𝑎𝑥𝑖𝑚𝑒 ad un tavolo dove, per ricordare la tavola dei dodici apostoli, ha fatto accomodare esattamente quel numero di poveri cittadini, tra i quali ha posto a sedere anche un prete: una chiara simbologia!
Le portate, però, sono servite non dai camerieri di corte, ma da "𝑙𝑢𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 [...] 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑒𝑚𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑚𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟 𝑆𝑖𝑔𝑖𝑠𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑒 𝑚𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟 𝑅𝑎𝑦𝑛𝑎𝑙𝑑𝑜, 𝑠𝑜𝑖 𝑓𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑖, 𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑐𝑎𝑣𝑎𝑙𝑒𝑟𝑖 𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖": insomma, un gesto di grande devozione e umiltà, che culmina con la lavanda dei piedi: "𝑷𝒐𝒊, 𝒕𝒖𝒕𝒊 𝒗𝒆𝒔𝒕𝒊𝒕𝒊 𝒅𝒆 𝒃𝒊𝒂𝒏𝒄𝒉𝒐, 𝒔𝒐𝒂 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊, 𝒈𝒆̀ 𝒍𝒂𝒗𝒐̀𝒏𝒐 𝒍𝒊 𝒑𝒆𝒅𝒊" (si noti che l'esser vestiti di bianco è sia simbolo di purezza che di umiltà, poiché sono i colori che rendono una stoffa più costosa ed esteticamente ricercata).
A una simile cerimonia, dimostrazione pubblica di religiosità ma anche di assimilazione alla corte di Ferrara di rituali presenti in altre corti, non solo a Roma ma anche a Napoli, non poteva non seguire una generosa elemosina, e Bernardino Zambotti, autore del Diario Ferrarese pubblicato in appendice al Tomo XXIV, parte 7 della Serie II dei Rerum Italicarum Scriptores, riferisce chiaramente che ad ogni povero vennero dati:
𝒖𝒏𝒐 𝒑𝒂𝒓𝒐 𝒅𝒆 𝒔𝒄𝒂𝒓𝒑𝒆 𝒈𝒓𝒐𝒔𝒔𝒆
𝒖𝒏𝒐 𝒑𝒂𝒓𝒐 𝒅𝒆 𝒄𝒂𝒍𝒛𝒆 𝒕𝒐𝒓𝒄𝒉𝒊𝒏𝒆 [turchine]
𝒖𝒏𝒂 𝒃𝒓𝒆𝒕𝒕𝒂 [berretta] 𝒏𝒆𝒈𝒓𝒂
𝒑𝒂𝒏𝒐 [panno] 𝒑𝒆𝒓 𝒖𝒏𝒐 𝒗𝒆𝒔𝒕𝒊𝒕𝒐 𝒕𝒐𝒓𝒄𝒉𝒊𝒏𝒐
𝒑𝒂𝒏𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒎𝒂𝒏𝒕𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒕𝒐𝒓𝒄𝒉𝒊𝒏𝒐 [turchino]
𝒑𝒊𝒈𝒏𝒐𝒍𝒂𝒕𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒖𝒏𝒐 𝒛𝒊𝒑𝒐𝒏𝒆
𝒕𝒆𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒂𝒎𝒊𝒙𝒂 [camisa]
𝒎𝒆𝒛𝒐 𝒅𝒖𝒄𝒂𝒕𝒐
Ed ecco quello che si riteneva utile e sufficiente per fornire l'abbigliamento necessario ad un povero: un paio di scarpe "grosse", cioè robuste, non raffinate, una camicia, che era l'indumento intimo per coprire il busto, da realizzare in tela (quindi probabilmente di lino), le calze per coprire le gambe (ricordate che in quel periodo le calze erano lunghe dal piede all'anca, legate in vita, di solito al farsetto, e coprivano ciascuna una gamba, essendo nella maggior parte dei casi ancora due elementi separati, anche se proprio in quegli anni iniziano a comparire i primi esempi di calze unite, simili ai nostri pantaloni), una sopravveste (il vestito) e un mantello di panno, quindi di lana, e uno zipone, cioè il farsetto (che sta sopra la camicia e sotto al vestito), realizzato in pignolato una stoffa di cotone robusta e di discreta qualità, così chiamata perché la lavorazione rendeva il tessuto come cosparso di pinoli.
Una precisazione: si noti che ai poveri non vengono dati i vestiti già confezionati, ma le stoffe per realizzarli: siamo ancora lontani dal pret-a-porter e dalle misure standardizzate cui siamo abituati oggi! Se volessimo provare ad immaginarci il risultato finale, secondo me è molto adatto questo dettaglio del mese di Marzo nel Ciclo dei mesi di Palazzo Schifanoia, a Ferrara, realizzato sotto Borso d'Este, predecessore di Ercole: l'uomo che sta potando la vigna è vestito in bianco, ma indossa tutti gli elementi dell'elenco qui sopra, compresa la berretta.
Per i farsetti non è specificato il colore (ma potrebbe anche esser perché è di colore naturale, non tinto) mentre le vesti che nella stratificazione del vestire sono in vista all'esterno (mantello sopravveste e calze) sono tutte di panno turchino e probabilmente non è un caso!
Ritengo infatti che si voglia qui richiamare il colore dello stemma estense, che fin dal XIII secolo era un'aquila bianca in campo azzurro (pur mantenendo ben in vista l'araldica originaria, lo stemma si era arricchito nel corso del Quattrocento di elementi araldici collegati ora al regno di Francia ora all'Impero ora al Papato in relazione alle alleanze e alle investiture ricevute nel tempo).
Per cui fu certamente una opera pia quella compiuta dal Duca (e da quell'anno tutti gli anni di Giovedì Santo!), certamente una dimostrazione di devozione e di umiltà per sé e per gli uomini della sua corte che ne seguivano l'esempio (volontariamente o spinti dall'obbligo morale di emulazione del Signore proprio dei cortigiani? Impossibile saperlo!), ma in fin dei conti anche un modo per mostrare la propria ricchezza e l'importanza della propria Signoria!
Ecco un altro piccolo tassello per conoscere e capire meglio il nostro passato medievale!
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