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La scarpa incisa sulla cattedrale di Terni

Chi ha avuto occasione di seguire una delle mie conferenze sulla storia del costume avrà notato l'insistenza con cui sottolineo l'importanza dei documenti scritti per una buona ricostruzione e, in generale, per la conoscenza del costume dei secoli passati.

Guardare le splendide immagini di quadri e affreschi è facile ma lascia molte domande ricostruttive senza risposta.

E senza i documenti d'archivio sarebbe rimasta senza risposta anche la domanda di chi, guardando la facciata del Duomo di Terni, dedicato a Santa Maria Assunta, si fosse chiesto il perché di una singolare incisione a forma di suola di scarpa su di una pietra a lato dell'ingresso, sotto il porticato, emersa durante i restauri a inizio '900.

Si tratta di una incisione della lunghezza di 26 cm, larga circa 11 cm nella parte più larga della pianta e circa 6 nella parte stretta del tallone, segnata al centro da una linea verticale della lunghezza di 8 cm.


Ma perché sulla facciata della chiesa dovrebbe trovarsi una simile incisione, accurata e precisa, non certo celere opera di un vandalo?


Per rispondere è necessario recuperare il testo della più antica legge suntuaria ternana giunta fino a noi: si tratta delle Riformanze del 16 novembre 1444 in cui, in mezzo a numerose norme circa le doti, i tessuti e le decorazioni ammesse per le donne cittadine, era presente anche la seguente rubrica.

"Item quod nulla mulier dicte civitatis vel habitatrix eiusdem possit portare planellas altiores IIII digitis secundum mensuram que sculpetur in ecclesia Sancte Marie"

Quindi nessuna donna, cittadina o abitante, di Terni può portare pianelle (a quel tempo avevano l'aspetto di zoccoli di legno rialzati che avevano lo scopo di separare i piedi dallo sporco delle strade, nella foto qui sotto se ne vede un raro esempio in legno conservatosi dalla fine del XIV secolo ed esposto nel museo di Bergen, in Norvegia) più alte di 4 dita, come indicato dalla misura che è scolpita nella chiesa di Santa Maria, cioè il duomo.

A dire il vero un testo del genere non era inusuale al tempo: da oltre un secolo leggi suntuarie venivano emanate in molte città italiane.

Ciò che è inusuale è che la misura di un oggetto vietato dalle norme venisse incisa in un luogo pubblico.

Ciò che è pressoché unico è che tale incisione legata alla norma suntuaria si sia conservato fino ai giorni nostri, anche dopo le profonde ristrutturazioni a cui andò incontro la chiesa proprio a partire dalla metà del XV secolo.

Ma come collegare l'incisione alla norma? Beh, basta prendere alcune misure, proprio come ho avuto modo di fare direttamente in loco, un po' emozionato di fronte a questa reliquia della storia del costume.

L'incisione è lunga 26 centimetri e larga tra 6 e 10 cm, ma ha al centro una linea verticale della quale ci si potrebbe chiedere la ragione. Se la si misura, però, ci si accorge che è lunga esattamente 80 millimetri o, se preferite...4 dita!!!

E allora come non rimanere emozionati e sorpresi da questa piccola meraviglia, da questo lacerto di passato che ha superato i secoli e ci racconta di un mondo lontano che ancora ci parla e ci racconta di sé.




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