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Il Genio in Guerra - Recensione

Aggiornamento: 30 apr 2021


Si conclude il 7 gennaio 2020 la mostra che, a Bologna presso la Pinacoteca Nazionale, ha celebrato il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci. La mostra, dal titolo Il genio in guerra era focalizzata, come tutte le descrizioni dell'evento giustamente sottolineavano, su una delle attività meno note (e meno indagate) dell'eclettico toscano. Io l'ho visitata senza aver avuto né recensioni altrui, né l'occasione di vedere il catalogo prima della visita, e quindi non sapevo cosa aspettarmi, il che, in un certo senso, è stato un bene, perché mi ha permesso una valutazione abbastanza oggettiva, priva di influenze esterne.

Come vedete bene dalla foto qui sopra, però, la mostra metteva bene in evidenza tre nomi di sicuro richiamo e di cui in effetti sono esposte le opere: non solo Leonardo, ma anche Michelangelo e Durer. Difficile non emozionarsi dunque al pensiero di tre simili giganti affiancati!

A queste considerazioni di ordine generale va poi aggiunto il tema bellico che, rispetto ad aspetti puramente artistici, ovviamente validissimi, secondo me avrebbe potuto essere un ottimo gancio per attrarre e soddisfare anche persone non esperte e non appassionate di storia dell'arte.

Detto questo la mostra è ospitata nel piano interrato della pinacoteca (a sua volta ubicata in un ex-convento), che è un unico grande ambiente bianco, separato in due corridoi da una serie di bassi pilastri che sostengono le volte di quella che probabilmente era la cantina. Ai lati si trovano le teche che contengono gli oggetti in mostra e tra una arcata e l'altra un paio di reperti e un modellino.

Nella mostra non era possibile scattare foto, ma ne trovate alcune su Getty Images e cercando su Google (qualche link in fondo).

Va subito detto che gli oggetti in mostra non erano molti: di Leonardo in particolare ci sono il disegno della locandina (pregevole ed interessante perché dedicato alle artiglierie a frammentazione tutt'altro che desuete perfino oggi) alcuni schizzi di fortificazioni tratti dal Codice Atlantico e un paio di disegni in prestito nientemeno che dalla collezione privata di Elisabetta II d'Inghilterra. Non meno preziosi, però, sono poi i disegni e gli studi di fortificazioni opera di Michelangelo che, sul lato opposto della sala, forniscono una idea delle sperimentazioni anche solo teoriche che i grandi di quel tempo andavano facendo (in particolare per il Buonarroti, durante l'assedio di Firenze del 1530 che lo ha visto presente in città) e sottolineano, come se ce ne fosse ancora bisogno, la poliedricità di molti artisti del tempo, che in realtà erano al contempo architetti, pittori, scultori e ingegneri. Si tratta di fatto nel complesso di una decina di disegni e pagine, ma sono pure sempre di Leonardo e Michelangelo!

A questi si aggiunge una piccola campionatura dei trattati di arte ossidionale e militare del tempo, tra cui il celebre Bellifortis di Konrad Kyeser, manoscritto tedesco riccamente illustrato della fine dell'inizio del XV secolo, una copia del Trattato di architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini (forse quella appartenuta a Leonardo!) e una del trattato di arte militare del Durer.

Del grande artista tedesco, anch'egli interessatosi anche all'arte militare, sono esposte in mostra alcune incisioni conservate alla Pinacoteca Nazionale di Bologna (come il paesaggio con cannone del 1518 qui a fianco) assieme ad altri incisori tedeschi del tempo, come Daniel Hopfer.

Quindi, ancora una volta: incisioni di Durer, mica bruscolini, però allo stesso tempo, pochi pezzi e poco contestualizzati.

Siamo giunti così in fondo alla sala, che è abbellita su qualche parete da belle grafiche riprese da opere del tempo (nella parete di fondo una delle bocche da fuoco dell'arsenale di Massimiliano I d'Absurgo per il quale lavorò anche Durer) e ripercorrendola in senso opposto una teca mostra una (una!) arma in asta, simile ad alcune disegnate da Leonardo (ma di cui non sono mostrate nemmeno delle riproduzioni) un paio di elemetti da cavallo e più avanti una parte di armatura alla tedesca (petto, schiena, gorgiera e una cubitiera). Nonostante lo scopo di tali reperti (provenienti da Ravenna e dallo Stibbert di Firenze) fosse esemplificativo e si ricollegasse soprattutto al tema della decorazione delle armi e delle armature, trovo che l'esposizione lasciasse un po' a desiderare, sia per varietà, sia per contenuto. Allo stesso modo anche la presenza di una bombarda quattrocentesca rinvenuta nella Rocca Brancaleone di Ravenna, senza il necessario corredo esplicativo di confronto con i cannoni dell'epoca di Durer e Leonardo è un bell'oggetto, ma poco chiaro per il pubblico di non esperti. Ci sono, ovviamente, spiegazioni a muro che forniscono alcune informazioni di contesto, ma sono piuttosto sintetiche e, nonostante questo non sia di per sé un difetto, se lo si aggiunge alla relativa scarsità di oggetti in mostra e alla loro intrinseca cripticità (un quadro posso anche guardarlo e godermelo senza coglierne tutti i significati, uno schizzo di una fortezza se non è spiegato è solo un dedalo di tratti d'inchiostro, muto e privo spesso anche di valore estetico).


Certo, il ritratto di Cesare Borgia da Palazzo Venezia a Roma è una di quelle opere che tutti hanno negli occhi e vederla dal vivo è una piccola emozione, ma basta a introdurre l'attività di Leonardo nelle Romagne proprio su incarico del Valentino? Paradossalmente il modello 3D ricavato da un disegno di fortificazione di Leonardo (vedi immagini sotto) ha un intero pannello che ne spiega la genesi: perché non dilungarsi un po' di più in qualche dettaglio ulteriore?

Nel complesso quindi la mostra è piacevole e forse, visto il trend attuale dei prezzi delle mostre in giro (16 euro (!!) quella su Giovan Battista Belzoni a Padova che ha pezzi anche meno prestigiosi, seppur in numero maggiore) il biglietto intero di 8 euro non è del tutto esagerato, ma mi è parsa una mostra un po' troppo pretenziosa, di quelle in cui hai la sensazione che le spiegazioni manchino perché gli allestitori hanno pensato che in realtà il pubblico non le avrebbe lette (perché magari piuttosto tecniche), e che si sarebbe fato abbagliare dai grandi nomi.

Che, per carità, ci sono senza dubbio, ma non basta avere una pagina del codice Atlantico per avere una bella, sottolineo bella, mostra su Leonardo. Che poi questa non era nemmeno una mostra su Leonardo, ma sul genio in guerra al tempo di Leonardo Michelangelo e Durer (cito testualmente dalla locandina) e allora su un tema del genere davvero si sarebbe potuto dire e fare qualcosa di più, secondo me.





Dimostrazione della scarsa predisposizione comunicativa della mostra era il video allestito nella sala a fianco, di fatto costituito da un power point di alcune diapositive che scorreva ciclicamente, senza audio e con, ancora una volta, poco contenuto, salvo qualche informazione sul Leonardo architetto militare.

Nel complesso quindi, il mio giudizio è positivo, perché rimane una mostra su un tema ostico e con pezzi di grandi autori, ma molto più vicino alla sufficienza che all'eccellenza.

Come sempre sarò felice di sapere da voi cosa ne pensiate. A presto dal vostro Reenactment Advisor.


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